"Sono stata molto attratta dal libro/opera d’arte.
Dal primo momento che ho visto la sua presenza sul tavolo della vostra esposizione non sono riuscita a cancellarne l’immagine dentro di me così come l’emozione che mi suscitava, giravo tra i tavoli e le opere, ma nulla mi richiamava come quel libro.
Il contenitore a bustina, una fibbia di una borsetta? Una finestra sul mondo? Una visione alternativa? il primo impatto sensoriale: la stoffa ruvida, forte, il rimando al nastro vhs... i ricordi…..
La copertina….il non colore, la carta ruvida, compatta, la scritta con il carattere delle macchine da scrivere di una volta….il fascino di frasi appuntate da cronisti. La materia che diventa poesia, fascino.
Apro la prima pagina e vengo catturata dal profumo della stoffa, la annuso, la accarezzo e comincia il viaggio, sull’onda delle emozioni vengo trasportata in un’epoca lontana, mi sembra di stare lì. Non viaggio leggera, ma vorrei tanto. E quel cartellino nero che si affaccia prepotente e mi sfida, arrivano le lacrime e so che posso farcela, so che posso abbandonare ciò che non mi serve. Non mi era mai capitato di desiderare di accarezzare le pagine di un libro e di provare piacere al tatto e sentirne un piacere più profondo, come un’energia calda e travolgente.
Poi mi immergo nell’affascinante racconto su Tina e leggo ciò che avete scritto di lei e guardo le foto e il modo in cui avete tratteggiato la sua vita e poi i dettagli: i caratteri tipografici diversi, le foto esposte come gli album di una volta, a metà tra una diva femme fatale e una donna, poi la carta: la velina, la carta patinata……come a simboleggiare il leggero e il pesante, il trasparente e l’oscuro.
Che vita piena!!!! Eccezionale per una donna nata a fine ottocento. L’ho vista come un esempio di forza, talentuosa e sprezzante delle regole. Mutevole e adattabile alle situazioni ma ferma nei suoi desideri e intenti e vi ringrazio per avermi dato la possibilità di approcciarmi a lei e alla sua vita breve e intensa.
I tessuti, da ciò che ho capito hanno fatto parte della sua vita e voi ne avete esaltato l’essenza.
La fotografia le ha permesso di esprimersi al meglio ed è stata la sua salvezza e la sua rovina? La ricerca della libertà personale e sociale avrà appagato il suo desiderio di donna?
Si potrebbero dire tante cose su di lei e forse proverò ad approfondire la sua conoscenza ma ciò che vorrei trasmettervi è quanto io sia stata coinvolta da questo libro d’arte, tanto da volerlo esposto in casa in bella vista. Quando lo guardo rivivo delle emozioni, a volte legate alla mia vita, a volte a quelle di Tina, immaginando la sua.
I laboratori ancora non li ho sperimentati, ma mi dedicherò. Riguardo alle foto ritocco mi è affiorato un ricordo di bambina. Ero alle elementari o forse medie e la maestra ci aveva invitate a ritagliare da immagini di giornali e riviste occhi, nasi e bocche per ricostruire un nuovo viso con connotati nuovi assemblati e incollati. Ricordo il viso di una bambina con occhi grandi luminosi, sproporzionati rispetto agli altri lineamenti. Una commozione grande, mi sentivo persa in quello sguardo, come davanti ad uno specchio, ero io o ciò che avrei voluto essere? Quegli occhi parlavano e parlano ancora adesso di una bambina con un grande fardello.
Viaggio leggera
Vorrei come Tina trovare lo spirito di osare di più, di abbandonare la pesantezza che ancora non mi abbandona completamente per far posto alla leggerezza.
Grazie davvero per questo libro che mi ha suscitato tanto e che continuerò a gustare.
Un abbraccio di cuore
Anna Cardinale, ricercatrice di se stessa
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